Questa è la storia di un mammut lanoso, le cui cellule hanno iniziato a dare segni di vita durante un miracoloso esperimento. Il mammut è stato estratto intatto dal Permafrost siberiano nel 2011. Questa è stata una vera e propria sorpresa visto che la salma dell’animale ha circa 28.000 anni.
Ovviamente, le aspettative e l’emozione per questa grande scoperta da parte degli scienziati sono state tante. Tutti gli studi sono stati condotti e poi pubblicati sulla rivista Science Reports e il risultato si deve a ricercatori guidati da Akira Iritani, della Kindai University, in Giappone. L’esemplare venne chiamato dagli scienziati Yuka, è vissuto 28.000 anni fa in Siberia e scoperto nel 2010 e riportato in vita con la tecnica della clonazione delle cellule. Durante l’esperimento, venne isolato il midollo osseo dei muscoli dell’animale e venne trasferito nell’ovocita di un topo. Strutture cellulari simili al nucleo sono tornate alla fine ad essere attive.
Ovviamente gli studi furono vari, tanto che l’autore dell’esperimento Kei Miyamoto del Dipartimento di Ingegneria Genetica della Kindai University disse:
Nonostante gli anni che sono passati, l’attività cellulare può ancora avvenire e parti di essa possono essere ricreate.
I resti dell’animale vennero trovati in un ghiacciaio siberiano. Gli scienziati affermarono che per risvegliare le cellule del mammut venne utilizzata una tecnica simile alla clonazione della pecora Dolly. Ovviamente per avere un vero e proprio mammut, specie estinta 4.000 anni fa in stile Jurassic Park, siamo molto lontani. Né ovviamente voleva essere questo l’intento degli scienziati. Volevano piuttosto chiarire aspetti della biologia molecolare di base e non portare alla clonazione dell’animale stesso.
Quindi a questo punto, concludono i ricercatori, lo studio dimostra che i nuclei cellulari prelevati dai tessuti del mammut si sono, almeno in parte, conservati anche dopo 28.000 anni. La loro attività cellulare può ancora essere risvegliata.
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