A chi di noi non è mai successo di chiedersi se il proprio gatto possa avere disturbi psicologici tanto da definirlo psicopatico? Ovviamente con questo termine non possiamo certo fare il paragone con la patologia che colpisce l’essere umano.
Per spiegare meglio cosa intendiamo premettiamo che la psicopatia è un disturbo mentale associato all’uomo. Si distingue per la mancanza di empatia e per le capacità manipolatorie del soggetto affetto dalla suddetta malattia.
Probabilmente ogni gatto rientra in un certo senso nello spettro psicopatico. Infatti si pensa sia il risultato di un’eredità genetica lasciata dai più antichi antenati.
In ogni caso anche per i gatti esistono delle valutazioni sui comportamenti per determinare patologie psichiatriche. Rientrano nello spettro di questa condizione l’ audacia, la meschinità, la scortesia, la disinibizione e l’avversione nei confronti dell’essere umano.
I ricercatori dell’Università di Liverpool e della Liverpool John Moores University si sono impegnati in questa ricerca. Avevano creato un test ad hoc in base al quale il proprietario di un felino potrebbe farsi un’idea sul livello di psicopatia del proprio gatto.
Lo studio nacque attraverso il coinvolgimento di più di 2000 famiglie che convivevano con un felino nella loro casa. A loro era stato di chiesto di rispondere ad un quiz di 46 domande, ma esistono anche test brevi di 20 domande.
I risultati dei test sarebbero stati dati in base alle risposte date sulle valutazioni di ognuno in merito all’ audacia, alla meschinità, alla scortesia ed infine alla disinibizione. In base alle risposte, che si esprimevano attraverso un punteggio dato da 1 a 5 su ogni domanda, si poteva calcolare quanto in percentuale il micio poteva essere psicopatico rispetto ad uno considerato normale.
Ovviamente non è semplice interpretare il comportamento di un gatto per cui potrebbe essere facile dare una risposta errata sul suo atteggiamento. Non potremmo certo etichettare un gatto come psicopatico se non ne parliamo prima con un bravo veterinario. In ogni caso il consiglio che possiamo dare a tutti coloro che ne ospitano uno in casa è quello di stabilire un rapporto sano con lui senza cercare una spiegazione scientifica sulla sua personalità.
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