Purtroppo, amici miei carissimi, non tutti abbiamo la possibilità di vivere una vita serena e lontana dai pericoli. Molto spesso le persone si trovano a dover fare scelte difficili, ingiuste e dolorose. E, aimé, i protagonisti della storia di oggi ne sono un esempio assoluto. Vi parlerò, infatti, di un cane lasciato legato in un parco, solo e indifeso, con solo un sacchetto di pochi averi e un biglietto accanto. Tutto ciò, perché la sua famiglia doveva scappare dalla guerra che ormai incombeva sulle loro spalle e non potevano portarlo con loro. Una decisione che gli avrà spezzato il cuore e che commuove il mondo intero.
Sottolineando ancora una volta che chi fa la guerra non ne percepisce l’estremo dolore di chi, invece, la subisce, sotto ogni punto di vita. Questa storia vuole essere un monito e un messagio: i diritti di ogni essere vivente, umano o non umano, devono essere sempre rispettati, altrimenti ciò che ne uscirà fuori sarà solo dolore. Per chiunque.
Questo dolcissimo cane era rimasto lì, fermo immobile senza muoversi, legato a quel palo che sembrava dover essere la sua tomba. Quando una donna, di nome Kievita Marina Lyapina lo vide, capì immediatamente di cosa si trattasse. Lei vive a Kiev da tutta una vita e mai aveva visto una scena così straziante. A dimostrazione del fatto che a soffrire della guerra non sono solo uomini, ma tutte le creature viventi.
Nel biglietto, che la Marina trova accato al piccolo cane c’era scritto il suo nome Jack. E, inoltre, vi era riposta tutta la speranza di questa famiglia in fuga. Scrissero di come sperava che prima o poi il loro Jack si imbattesse in una persona amorevole e di cuore che si poteva prendere cura di lui.
Marina non ci pensò due volte; adottò il cane seduta stante. Lo portò con se ma non senza difficoltà. Il pelosetto, infatti, voleva rimanere lì, in quel parco perché sperava ancora la propria famiglia lo riportasse a casa.