Nei casi in cui il proprio animale domestico sia gravemente malato e non ci sia una cura o soffra terribilmente, il proprietario è chiamato a scegliere se assistere il suo cucciolo con l’eutanasia o meno. La scelta non è mai facile, sensi di colpa, dubbi, paura che l’animale possa sentire dolore contribuiscono a renderci ancora più indecisi e spaventati.
Questo articolo ti aiuterà a capire, secondo i veterinari, cosa prova il cane durante l’eutanasia, quali sono le modalità e le tempistiche con cui questa viene praticata e come gli si possa dire addio supportandolo, quando possibile, in quel momento.
Secondo l’Hillcrest Animal Hospital, una clinica veterinaria in Arkansas, USA, che si dedica alla cura e alla protezione della salute degli animali domestici, un proprietario dovrebbe compiere la sua scelta tenendo conto di diversi fattori, come la qualità di vita dell’animale in relazione anche alla sua aspettativa di vita e il grado di sofferenza che dovrà sopportare.
L’American Veterinary Medical Assosiation (AVMA), associazione senza scopo di lucro che raccoglie più di 97.000 veterinari negli USA, chiarisce che l’eutanasia viene praticata attraverso la somministrazione di un farmaco in grado di provocare la morte dell’animale, solo dopo che questo è stato sedato attraverso l’utilizzo di un tranquillante e indotto in anestesia generale.
In questo modo l’animale sarà rilassato, non proverà più alcun dolore e non sarà cosciente quando l’ultimo farmaco farà effetto, nell’arco di una trentina di secondi, provocandone la morte. Sarà possibile osservare dei piccoli movimenti della testa o degli arti, causati però solo da riflessi involontari, che non devono preoccuparci.
Quello che ogni veterinario raccomanda, dice in un post l’Hillcrest Animal Hospital, è di non lasciare il proprio cucciolo solo in una stanza piena di estranei, perché l’animale, non vedendo più il suo padrone, vivrà i suoi ultimi momenti in uno stato di confusione e di angoscia. La cosa migliore da fare, anche se ci addolora, è essere forti e accompagnarlo fino agli ultimi istanti, cercando di rasserenarlo con la nostra presenza e magari, perché no, avvolgendolo con la sua copertina, o parlandogli dolcemente.
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