Ippopotami allo sbaraglio: il numero cresce

Ippopotami allo sbando: l’incredibile emergenza in un paese lontano dall’Africa

Gli ippopotami sono animali possenti e selvaggi, generalmente associati ai grandi fiumi e laghi africani. Con il loro aspetto imponente e un’indole non sempre facile da gestire, è raro vederli fuori dal loro habitat naturale. Eppure, contro ogni aspettativa, un paese lontano dall’Africa si trova ora ad affrontare una situazione insolita: ben 169 ippopotami fuori controllo hanno destato l’allarme, mettendo le autorità in allerta.

Ippopotami allo sbaraglio: il numero cresce

Misure cautelativa per limitare i danni causati dagli ippopotami

Gli ippopotami, solitamente presenti solo in Africa, hanno trovato un habitat inaspettato in Colombia, nello stato di Antioquia. Qui, circa 169 ippopotami si sono stabiliti lungo il fiume Magdalena, dove, senza predatori naturali e con abbondanza di risorse, la popolazione è cresciuta rapidamente. Questi animali, introdotti negli anni ’80 dal narcotrafficante Pablo Escobar per il suo zoo privato, si sono moltiplicati dopo la sua morte, invadendo sempre più aree del territorio.

Ippopotami allo sbaraglio: il numero cresce

L’impatto sugli ecosistemi locali è notevole. Gli ippopotami sono considerati una specie invasiva che minaccia le zone umide e le foreste della regione, con danni significativi alle colture e pericoli per la fauna locale. La loro presenza rappresenta anche un rischio per la sicurezza delle persone, data la loro forza e il comportamento imprevedibile: gli ippopotami sono tra gli animali più pericolosi al mondo e possono causare gravi incidenti.

Ippopotami allo sbaraglio: il numero cresce

Il censimento più recente, effettuato nel 2023 dallo Smithsonian, ha contato 169 esemplari, ma si teme che il numero possa aumentare fino a 200 e, senza interventi, potrebbe raggiungere i 1.400 entro il 2040. Per affrontare il problema, le autorità colombiane stanno pianificando azioni di contenimento, come la sterilizzazione e il trasferimento in altre strutture. Di recente, un tribunale ha ordinato al Ministero dell’Ambiente di definire una strategia di controllo della specie, autorizzando anche, se necessario, la caccia selettiva. La questione resta delicata: molti chiedono misure drastiche per proteggere l’ecosistema e la sicurezza, mentre gli attivisti si oppongono a soluzioni letali.