Sempre più spesso, purtroppo, capita di trovarci di fronte a situazioni come quella che tratteremo oggi. Stiamo parlando proprio dell’inquinamento ambientale. Questo porta numerosissime specie animali e vegetali a non poter essere tranquille nel loro habitat naturale. Per i più scettici, la prova tangibile è proprio nella storia di questi animali. L’ultimo di questa serie è un’otaria orsina dai due baffi, nome scientifico Arctocephalus australis.
La piccola otaria orsina è tornata in mare proprio pochi giorni fa. Il parco l’aveva trovata l’11 maggio, ad Aguas Verdes, con una profonda ferita al collo dovuta ad una cinghia di plastica. Questo esemplare è stato affidato a Bianca Mancini, veterinaria del parco didattico Mundo Marino. Lei si è presa cura dell’otaria orsina fino al rilascio, avvenuto 20 giorni dopo sulle spiagge del quartiere La Costa, in Sud-America. La veterinaria ha inoltre spiegato i vari trattamenti che effettuati sull’animale:
Dopo aver completato la cura con antibiotici e antianemici, è stato effettuato un secondo prelievo di sangue, che ha restituito parametri normali. Inoltre, la ferita è guarita molto velocemente dopo la serie di medicazioni che abbiamo effettuato su di essa. Oltre a mostrare un buon atteggiamento e mantenere una buona condizione fisica, la piccola otaria orsina ha dimostrato di essere già in forma per tornare in mare.
Ma l’otaria non è l’unico mammifero marino salvato in quella giornata.
L’elefante marino del sud
Nella stessa mattina, infatti, il parco didattico di Mundo Marino ha rilasciato anche altri due animali. Un’altra otaria orsina sudamericana, della stessa specie trattata in precedenza, e un esemplare di elefante marino del sud (Mirounga leonina). Questi due hanno avuto una permanenza maggiore nel parco; Mundo Marino li ha trattenuti per 30 giorni prima del rilascio a La Costa. In particolare avevano ritrovato l’elefante marino in un parcheggio.
A causa del luogo in cui è stato trovato, abbiamo stabilito che la cosa migliore per il suo benessere sarebbe stata portarlo su una spiaggia tranquilla, ma, una volta entrato in acqua, ha nuotato parallelo alla costa invece di dirigersi verso mare. Quando usciva, puntava verso il centro urbano di San Clemente. Questo comportamento è stato ripetuto due volte. Lasciarlo in un’area urbana, esposto a cani e persone, non sembrava il massimo per l’animale. Nonostante l’animale avesse un buon atteggiamento, abbiamo deciso di portarlo preventivamente al centro di soccorso per fare un controllo generale, fare studi, nutrirlo bene e dargli un’ulteriore spinta alla sua sopravvivenza.
Ha spiegato Sergio Rodríguez Heredia, biologo e capo del Centro di Soccorso della Fundación Sea World.
Dopo il successe del reinserimento dei tre mammiferi marini, Rodríguez Heredia ha dichiarato:
Dall’esperienza che abbiamo nella riabilitazione di queste specie, ogni volta che sono animali giovani, può succedere che tornino in spiaggia, indipendentemente dal fatto che siano sani. È un comportamento che vediamo di solito e che si verifica in quella fase di età dei pinnipedi. Saremo vigili, attraverso il nostro monitoraggio delle spiagge, nel caso dovessero uscire di nuovo.