In pieno autunno, la divisione Animal Cruelty venne contattata per un cane trovato in quel di Austin (Texas). Le probabilità che fosse morto erano molto alte. Non reagiva in nessun modo agli stimoli. Completamente ricoperto di feci, gravemente emaciato e parecchio denutrito, doveva averne passati di brutti momenti. All’arrivo sul posto, gli agenti credettero avesse ormai esalato il suo ultimo respiro. Perlomeno, aveva smesso di soffrire, si dissero.
Una magra consolazione, ma l’unica. Ciascun elemento lasciava credere se ne fosse ormai andato, finché la detective Ewa Wagner non notò un leggero segnale di risposta. Forse c’era ancora una flebile speranza di scongiurare il drammatico epilogo. Tuttavia, sarebbe stato necessario intervenire nel giro di breve, altrimenti il destino sarebbe stato segnato. La squadra condusse il piccolo in uno studio veterinario, all’Austin Animal Center.
I medici intrapresero il trattamento di emergenza. La temperatura era tanto bassa da essere ignorata persino dal termometro. Inoltre, era immobile. Nessuno stimolo lo faceva reagire. Chiunque dava ormai per scontato avesse i minuti contati. Presto avrebbe lasciato questo mondo, o forse no. Difatti, quando ormai lo staff di dottori era sul punto di gettare la spugna, la voglia di vivere del “batuffolo di pelo” venne fuori.
Elizabeth Mancera, un tecnico veterinario, cercò di prestargli adeguato supporto. Provava un forte senso di compassione nei confronti del piccolo. Nelle ore successive lo tenne sotto costante sorveglianza. Lo sottopose a un bagno caldo e usò delicatamente un asciugacapelli per aumentarne la temperatura corporea. Era fermamente intenzionata a tentare ogni strada possibile, pur di evitare il tragico epilogo. Man mano il cane, una lei, percorse la via della guarigione e, nel momento di dimetterla, Elizabeth decise di adottarla. La chiamò Sophie e vissero tutti felici e contenti…
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